Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06245
Atto n. 4-06245
Pubblicato il 11 novembre 2011
Seduta n. 636
LANNUTTI – Ai Ministri dell’economia e delle finanze e della giustizia. -
Premesso che:
si legge su un articolo pubblicato su “Libero-news.it” il 4 novembre 2011: «Il 15 aprile 2011, mentre la Banca d’Italia diffondeva nuovi dati nazionali su occupazione e recessione economica, i rappresentanti dei magistrati del Tar e del Consiglio di Stato si sono (auto) approvati nuove e ricche indennità. Qualcosa come il 200-300% in più sugli emolumenti che competono a chi è investito di cariche interne. Lo rivela L’Espresso che ha letto i resoconti di alcune riunioni e denuncia la casta della giustizia amministrativa che ha capito che la crisi rischiava di colpire il suo tenore di vita ed è corsa hai ripari. Emiliano Fittipaldi nel suo articolo ricorda che fino a qualche mese fa i componenti degli organi di autogoverno (il Consiglio di presidenza guidato da Pasquale De Lise è composto da 15 componenti effettivi, più 4 magistrati “supplenti”) venivano retribuiti, per l’incarico svolto, con gettoni di presenza. Ora tutti, a prescindere dall’effettiva partecipazione ai lavori, prenderanno 50 mila euro l’anno tondi tondi. Non solo: il trattamento di missione per i membri che non vivono a Roma non è stato cancellato: per loro ogni viaggio è rimborsato con un bonus di circa 300 euro. Alla fine della fiera, per le nuove indennità del solo Consiglio si spenderanno 960 mila euro l’anno. A questi vanno aggiunti i 50 mila euro che vanno al Segretario generale della giustizia amministrativa. Anche lui appartiene alla prima fascia, quella che gode del trattamento economico migliore. Ma anche gli incarichi di seconda fascia sono stati premiati con un bonus di tutto rispetto: 40 mila euro l’anno oltre lo stipendio. L’Espresso fa nomi e cognomi: tra loro c’è Anna Leoni del Consiglio di Stato e Giampiero Lo Presti del Tar, i responsabili del “Servizio centrale per l’informatica e le tecnologie. I 40 mila euro in più li prendono anche i tre segretari delegati per il Consiglio di Stato, per i Tar e il Consiglio di presidenza, ruoli che hanno quasi raddoppiato il loro compenso: oggi i fortunati sono Vito Carella, Francesco Riccio e Mariangela Caminiti. Riccio, per esempio, fino a pochi mesi fa prendeva 3 mila euro al mese dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, mentre Carella quest’anno è stato presidente di una commissione di un concorso universitario e fino al 2013 sarà impegnato a presiedere l’Ufficio del Garante del Contribuente per la Regione Puglia. Anche Umberto Maiello, pur prendendo 50 mila euro come membro del Consiglio di presidenza, non ha voluto rinunciare al rinnovo della consulenza giuridica all’Agcom (che gira al magistrato del Tar altri 35 mila euro lordi l’anno) (…). In seconda fascia, quelli che vantano l’extra da 40 mila euro l’anno, ci sono pure i “magistrati addetti a tempo pieno all’Ufficio studi, massimario e formazione”, come ha letto Fittipaldi nei verbali. Nessuno sapeva che Tar e Consiglio di Stato avessero creato un ufficio di questo tipo. In realtà, esisteva da qualche anno, ma con caratteristiche diverse e rimborsi ben più bassi. Dopo una sola riunione l’ufficio smise di funzionare. De Lise, invece, ha deciso di rilanciarlo: così il Consiglio nel marzo 2010 ha istituito quello nuovo, e nel marzo 2011 ha nominato i suoi 12 membri. Un numero sproporzionato per un organismo inutile e pletorico, sostengono i maligni. Di sicuro, l’ufficio costa un sacco di soldi: ai sei magistrati addetti a tempo pieno va un’indennità di 40 mila euro, ai sei a tempo parziale altri 20 mila a testa, denaro a cui aggiungere 80 mila destinati ai due docenti universitari che compongono il neonato “Comitato di indirizzo scientifico e organizzativo”: in tutto la spesa supera i 440 mila euro. “L’importo dei compensi”, sottolinea un recente decreto del 23 maggio 2011, “è rivalutato ogni tre anni in base al tasso d’inflazione registrato dall’Istat”. I più fortunati possono guadagnare bonus da capogiro: fino a 240 mila euro in più, visto che l’incarico dura tre anni e il mandato è pure rinnovabile. Una curiosità, annota l’Espresso: i compensi sono stati decisi dopo la nomina dei 12 magistrati, una cosa mai vista prima»;
considerato che:
come si legge su un articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” il 1° novembre 2011: «i Consiglieri di Stato sono magistrati amministrativi, in tutto un centinaio, che hanno già “colonizzato” la maggior parte delle istituzioni repubblicane. Oltre a fare i giudici svolgono in una percentuale preoccupante (in relazione all’arretrato dei processi) anche il doppio lavoro, talvolta addirittura in posizione di fuori ruolo (cioè senza scrivere sentenze, ma percependo comunque lo stipendio), come ha denunciato addirittura Milena Gabanelli nella trasmissione Report»;
tra questo centinaio di privilegiati dipendenti pubblici, nell’articolo si segnalano fra gli altri i presidenti di Authorithy (Calabrò, Catricalà, Santoro), numerosi componenti di Authorithy (Botto, Carbone), il ministro Frattini, vice-segretari generali della Presidenza del Consiglio dei ministri, i Capi di gabinetto e degli uffici legislativi di quasi metà dei Ministeri, oltre ad altre personalità che ricoprono delicati ruoli istituzionali. «È così da sempre e non è una novità: il Consiglio di Stato è forse la “casta” più potente e meno conosciuta d’Italia»;
non è la prima volta che “L’espresso” si occupa del Consiglio di Stato. In un articolo di quasi un mese fa a firma di Emiliano Fittipaldi si entrava ancora più nel dettaglio: «Nessuno si sognerebbe mai di lasciare una delle cariche più ambite d’Italia, rifugio dorato per generali, ex ambasciatori, prefetti (…) All’organo “di rilievo costituzionale”, che ha la doppia funzione di dare pareri legislativi al governo e fare da appello al Tar, non è facile accedere: il 25 per cento dei posti è riservato ai vincitori del concorso, stessa quota è appannaggio di Palazzo Chigi, mentre il 50 per cento è destinato ai magistrati del Tar con circa trent’anni di anzianità alle spalle. Una volta entrati nella casta dei consiglieri, il gioco è fatto. È difficile quantificare il loro lavoro in maniera oggettiva, ma quasi sempre chi viene nominato dal governo viene inserito nelle sezioni che danno pareri ai ministeri, mentre sembra consuetudine che i magistrati di lungo corso si dedichino alle sentenze, più delicate. Il consigliere Antonio Catricalà, di sicuro, se ne sta con le mani in mano. Oggi è ufficialmente presidente di sezione fuori ruolo, ma da tempo immemore non entra a Palazzo Spada, avendo preferito fare il capo di gabinetto, il consigliere giuridico e il segretario generale dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ora è il capo dell’Authority per la concorrenza e guadagna 477 mila euro annui, a cui aggiunge quelli percepiti come presidente di sezione. Un extra da “ottomila euro al mese”, ammette a “L’espresso” con onestà intellettuale. Sembra incredibile ma accumulare due stipendi è un suo diritto. Non solo: chi è “prestato” ad altre istituzioni conserva sia il salario base sia l’indennità giudiziaria, la voce legata ai rischi di essere un giudice. La intasca anche chi, di fatto, fa un altro mestiere»;
l’articolo prosegue rilevando che il doppio trattamento è un privilegio di altri fuori ruolo, richiamando, tra gli altri, gli incarichi di Alessandro Botto presso l’autorità di vigilanza dei lavori pubblici, del vice segretario della Presidenza del Consiglio Luigi Carbone, del collaboratore del ministro Sacconi Caro Lucrezio Monticelli. Nell’articolo si legge che quest’ultimo avrebbe affermato: «Prendo 8300 euro netti come consigliere, ma solo la parte accessoria dello stipendio di capo di gabinetto. Quant’è? Circa 4 mila euro netti al mese». Inoltre «Pure Franco Frattini è un consigliere che non consiglia da un pezzo, visto che passa da lustri da un incarico politico all’altro. Il ministro degli Esteri ha rinunciato allo stipendio parlamentare, ma la carriera “fantasma” a Palazzo Spada continua ad andare a gonfie vele: è stato promosso, due settimane fa, presidente di sezione. Ruolo che farà lievitare la sua busta paga»;
ancora un articolo de “il Fatto Quotidiano” dal titolo «I troppi scandali del Consiglio di Stato” aggiunge che: “Il periodo in cui alla presidenza del Consiglio di Stato vi è stato Pasquale De Lise passerà probabilmente alla storia per il numero di scandali, polemiche e inchieste in cui la magistratura amministrativa è stata coinvolta. (…) A ciò si aggiunga l’abnorme numero di incarichi esterni (talvolta con compensi di centinaia di migliaia di euro l’anno per ogni singolo magistrato amministrativo) autorizzati dall’organo presieduto da Pasquale De Lise e contestati, in alcuni casi, da alcuni membri del Cpga medesimo, i quali ne hanno posto in dubbio addirittura l’autorizzabilità per mancanza dei presupposti di legge. Una accusa grave, che a mio avviso ne implica un’altra: se sono stati autorizzati incarichi in violazione di legge, con un conseguente vantaggio patrimoniale ingiusto, potrebbe persino configurarsi il reato di abuso di ufficio. Ma il periodo della presidenza De Lise è caratterizzato anche da una inusuale concentrazione di inchieste penali a carico dei magistrati amministrativi, che hanno coinvolto, nell’ordine, i concorsi per l’accesso al Tar e al Consiglio di Stato (da ultimo il cosiddetto “caso Giovagnoli” di cui si occupò anche Report), l’appartenenza a presunte cricche e comitati di affari (lo stesso De Lise, è bene ricordare, fu coinvolto, da non indagato, nelle intercettazioni della cosiddetta cricca), la “gestione” dei procedimenti disciplinari da parte dell’organo di autogoverno» (si veda l’atto sindacato ispettivo 4-03694); «Per tale ultima vicenda sono attualmente indagati, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, addirittura tre membri dell’organo di autogoverno della Giustizia Amministrativa, per reati che prevedono la pena della reclusione in carcere per diversi anni. Si tratta di Marzio Branca e Cesare Mastrocola, cui si aggiunge il “laico” Luciano Vandelli, nominato dal centro-sinistra. Infine, è sempre di questo periodo l’adombrarsi di infiltrazioni della massoneria nel Consiglio di Stato, come ha denunciato addirittura il sito del Grande oriente democratico»;
considerato inoltre che a giudizio dell’interrogante:
in un momento come quello attuale, in cui il Paese è investito da una crisi economica epocale e tutte le amministrazioni pubbliche sono chiamate ad una riduzione delle spese, appare censurabile che i magistrati di Tar e Consiglio di Stato sentenzino anche sul loro stipendio aumentandoselo;
potrebbe esservi il rischio di una pericolosa concentrazione di poteri in capo a una sorta di “oligarchia” che, formalmente incaricata di un ruolo tecnico, di fatto arriverebbe ad influenzare sensibilmente i vertici istituzionali con lo svolgimento di funzioni amministrative e legislative che si sommano a quelle giurisdizionali,
si chiede di sapere:
se il Governo intenda approfondire, per gli aspetti di propria competenza, con doverosi riscontri ed ispezioni, quanto riferito dalla stampa;
quali opportune iniziative normative di competenza intenda assumere al fine di dirimere la suddetta commistione di funzioni che incrina il principio fondamentale di separazione dei poteri (giudiziario, legislativo ed esecutivo) su cui si fonda la Repubblica italiana considerato che in capo alle stesse persone, i consiglieri di Stato, si cumulano ormai spesso le funzioni giudiziarie e quelle amministrative.